MOTEL WOODSTOCK (TAKING WOODSTOCK) |
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di Ang Lee, con Demetri Martin, Emile Hirsch, Imelda Staunton, Live Schreiber, Henry Goodman
(Stati Uniti, 2009)
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Eclettico a dir poco, Ang Lee. Capace di scivolare con padronanza inappuntabile dalle arti marziali di LA TIGRE E IL DRAGONE ai cowboy gay di BROKEBACK MOUNTAINS, dallo psicologismo dei fumetti di HULK all'erotismo raffinato di LUSSURIA SEDUZIONE E TRADIMENTO. Anche se questo suo ultimo, più modesto affresco degli antefatti al più grande dei concerti rock si riallaccia a dei precedenti ricordati dal regista stesso: Se ICE STORM (1997) serviva a smaltire la sbronza del Sessantotto, questo WOODSTOCK rappresenta la notte magnifica che precede l'ultimo momento dell'innocenza. E d'innocenza, simpatia e generosità, in effetti, il film di Ang Lee si alimenta e prospera. Non una sola immagine, soltanto l'eco in lontananza delle mitiche apparizioni di Joan Baez. Jim Hendrix, Joe Cocker, Janis Joplin, The Who, Santana..., d'altronde già splendidamente testimoniate dal celebre documentario del 1970 di Michael Wadleigh. Ma gli stravolgimenti occasionati al tranquillo quanto reazionario villaggio di campagna, all'interno della famiglia d'immigrati russi proprietaria di uno scalcinato motel della zona e, in particolare, nell'assunzione della propria identità gay da parte del giovane protagonista. Tutto per culminare nella celebre invasione del mezzo milione di spettatori. Il mito, o addirittura la Storia, vista con umiltà da fuori: ma sempre con la voglia di condividere una vitalità giovanile, forse ingenua ma tutta volta al futuro. Il regista taiwanese la restituisce grazie alla comunicativa della commedia e all'energia dell'affresco visionario (l'immensa, allusiva distesa di fango e rifiuti epocali dell'indomani).
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
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da evitare
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